SCEGLI COME VIVERE IL CAMMINO DI SANTIAGO

SCEGLI COME VIVERE IL CAMMINO DI SANTIAGO

Tutti oramai lo conoscono, ma che cosa è oggi, un lungo trekking, una camminata, un pellegrinaggio?

Dopo più di venti volte sul qual sentiero in terra di Spagna, posso dire che è tutto questo, ma può essere anche molto di più. Solo però per chi lo vuole vedere.
Si, perché il Cammino restituisce l’equivalente moltiplicato di quanto ci si “investe” e a volte rende anche meno di quanto ci si aspettava.
Provo a spiegarmi meglio, facendo un improbabile paragone con il mercato azionario, confortato dall’esperienza accumulata dal primo mio Cammino nell’anno 2000 fino ad oggi, tanti viaggi in cui ho accompagnato un numero davvero grande di “avventori”, ognuno con la sua storia, con il suo “sacco di talenti” da mettere a frutto sul cammino.
Per semplicità diamo lo stesso “valore di mercato” alle azioni in gioco: quelle di chi lo intende come trekking, con taglio più sportivo, come camminata, come esperienza culturale o gruppo di amici in vacanza oppure come pellegrinaggio, come esperienza di fede.
In comune per tutti i tipi di fruitori del Cammino c’è la fatica che uguale per tutti, che azzera ogni differenza sociale, l’incontro e la convivenza con gli altri frequentatori di quei luoghi, e poi le città, l’architettura, il paesaggio, … tutte esperienze che lasciano sempre ed in ognuno qualche “segno” che si tradurrà in qualche bel ricordo per molti, in qualche bella amicizia che perdura anche al ritorno a casa per alcuni… fino a diventare per altri il “viaggio della Vita”, quello che non dimenticherà mai più, e che magari sarà il punto di partenza per una nuova vita “in cammino”.
La spiegazione quindi del significato del Cammino di Santiago è tutta qui: si riceve “moltiplicato” quello che si va a cercare. Partendo cioè come semplice camminatore o trekker ci si aspettano e quindi si colgono, le sensazioni del motivo della propria partenza: camminare più veloce degli altri, fare più strada possibile ad ogni tappa… oppure cogliere le bellezze storiche e architettoniche, vivere insieme una avventura…

Partendo come Pellegrino le cose cambiano, per due motivi fondamentalmente: perché si coglie il significato vero della “nascita del Cammino” e perché esso è pieno (ancora) di quei segni che possono renderlo davvero indimenticabile, pieno di tracce di vita vissuta da altri pellegrini nei secoli, di immagini, di simboli della loro fede, che si svelano agli occhi di chi vuole vederli, senza lasciarsi distrarre troppo da quanto c’è intorno, seppur interessante e bellissimo.
È chiaro quindi che in questo caso la “resa delle azioni investite sul Cammino” è sicuramente maggiore, perché coglie e rende sensibile “una parte” o in più, di colui che cammina in quei luoghi, che a volte è la parte scoperta, sensibile, permeabile della loro anima. Non è raro infatti che si decida di partire, prendendosi del tempo per “resettarsi”, quando si è stanchi o insoddisfatti della solita vita o ci si sente inadeguati del ruolo, stretti in un legame senza più senso, bloccati in un lavoro che non soddisfa…
Allora si decide di partire: come escursionista, camminando a testa bassa da mattina a sera, come “gruppo vacanze” con frequenti soste e cene di gruppo… oppure come pellegrini, sentendosi subito a casa propria.
Si, a casa propria, semplicemente perché quello verso Santiago è nato come “Pellegrinaggio Cristiano” verso i luoghi e i segni della fede, un percorso che portava ricchi, poveri, nobili, diseredati e persino santi nei luoghi della nascita del Salvatore verso oriente, fino a Gerusalemme, mentre verso ovest agli estremi del mondo conosciuto di allora, fino a Santiago sulla tomba dell’Apostolo Giacomo, passando per Roma, il “centro” del mondo e della Cristianità, lungo quella che era ed è conosciuta come “la Francigena”.
Questo “peregrinare” (passar per agri, passare per terre dove non c’erano ancora strade) ha creato paesi e città, eretto chiese, cattedrali, ospitali, ponti, strade… che sono ancora lì a segnare la strada di chi vuole sentirsi ancora “pellegrino”, mosso cioè dalla fede Cristiana.
Nondimeno tutta quella ricchezza, quella bellezza, quelle opere che si incontrano, riescono ugualmente a riempire gli occhi di tutti, anche di chi ci vede (solo) storia, architettura, sport… rendendo perciò anche per essi il viaggio fantastico, con l’aiuto dai “regali” che la terra di Spagna dona quando la si attraversa tutta, partendo dalle montagne fino all’oceano, con panorami totalmente diversi e suggestivi ogni giorno.

Un altro aspetto che rende “memorabile” questo viaggio è proprio la partenza stessa, al Cammino non ci si può andare impreparati, bisogna allenarsi, preparare il materiale, scegliere l’abbigliamento le scarpe… non come cioè per un viaggio alla Canarie. È questo diverso “allestimento” del viaggio che lo rende particolare, se così non fosse non si sentirebbe così forte la sensazione di esseri “staccati” dalla casa, dal lavoro, dal telefono… per andare incontro a qualcosa di più precario, indefinito… quanti km da fare oggi? ce la farò ad arrivare, dove dormirò…?
In risposta a queste domande qualcuno programma ogni ora del viaggio, mentre chi è “chiamato” dalla fede, sa bene che a suo fianco c’è sempre un potente “alleato”: la Provvidenza.
È nelle mani di essa che ci si deve abbandonare con fiducia, è lei che sa quand’è il “momento buono” per partire, non l’anno prima o quello dopo, ma quello più giusto per lui / lei.
Questo l’ho imparato negli anni, conosco persone che vorrebbero partire da anni, ma per tanti motivi non riescono, mentre altre partono magari solo qualche giorno dopo aver sentito parlare di Santiago.
È chiaro nella mia mente, che questo non può essere opera del caso, ma della Provvidenza che fa capitare le ferie proprio mentre il figlio è via con gli scout, che invia la cognata a casa ad accudire la nonna ammalata e così via.
A qual punto, quasi senza accorgersene, si è sul Cammino a godere di quell’esperienza che sarà “il viaggio della vita”, come è stato per tantissimi che ho avuto l’onore e il piacere di accompagnare sin sulla tomba del Santo Pellegrino e oltre, sino a Finisterre, la fine della terra per i pellegrini del medioevo.

Molti criticano l’eccessivo afflusso e la conseguente commercializzazione del Cammino, sicuramente è così, ma a nessuno è impedito di viverlo come meglio crede, i bar sono sempre aperti come le chiese, ad ognuno la scelta su dove fermarsi più spesso, non c’è certo bisogno di andare a messa ogni giorno per sentirsi pellegrini, è sufficiente un orecchio più attento a ciò di diverso che offrono qui luoghi lontani, in quel tempo di vita sospesa, con quei compagni di cammino.

IL CAMMINO È DI TUTTI E PER TUTTI, SAN GIACOMO ASPETTA E ACCOGLIE TUTTI.
Il mio consiglio quindi è quello di partire di andare a fare il Cammino, meglio lì che alle Canarie, da dove al massimo si ritorna abbronzati, mentre dal Cammino si ritorna sicuramente “arricchiti”.

BUON CAMMINO a tutti.

Vinicio